L’Italia è il terzo paese dell’Unione Europea in termini di popolazione (circa 60 milioni di persone) dopo Germania e Francia, e sesto per densità di popolazione (circa 200 persone/km2). Ha un alto tasso di urbanizzazione e il settore dell’edilizia si è sviluppato di conseguenza. Gli edifici residenziali rappresentano l’89% di tutto il patrimonio edilizio e la loro distribuzione varia a seconda del territorio nazionale: circa il 40% è concentrato al nord. La grande maggioranza degli edifici residenziali è composta da unità multifamiliari.
La regolamentazione del mercato delle riqualificazioni residenziali risale agli anni ‘70, con l’adozione nel 1976 della prima ordinanza sull’isolamento termico. Da allora, il quadro normativo è progredito, includendo per esempio la legge sulle energie rinnovabili nel 2011 e il decreto sul risparmio energetico nel 2014. Tuttavia, la maggior parte degli edifici italiani è stata costruita negli anni ‘60 (prima della prima normativa sull’efficienza energetica): il che significa che esiste un grande potenziale di mercato per l’attuazione di misure di efficienza energetica.
Gli obiettivi politici italiani a lungo termine prevedono, entro il 2030, una riduzione del 43% delle emissioni di gas serra e un miglioramento dell’efficienza energetica del 43% rispetto ai livelli del 1990. In questo contesto, il ruolo del settore dell’edilizia è fondamentale. Attualmente sono in atto una serie di misure per sostenere la ristrutturazione degli edifici esistenti per rispettare gli impegni dell’UE in termini di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni di carbonio. Tra queste, le più popolari sono gli sgravi fiscali e i certificati bianchi. Per sostenere la ripresa economica post-COVID, è stato introdotto un piano per aumentare l’incentivo fiscale (Eco Bonus) al 110% dell’investimento.